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Vorrei soffermarmi sulle donne che si sono trovate a doversi reinventare un lavoro perché hanno perso quello che avevano.
Le donne, nonostante una credenza obsoleta, spesso sono single e capofamiglia. L’archetipo della famiglia classica, formata da due genitori e figliolanza si è sgretolato, ma resta radicato nel senso comune.
I dati statistici parlano chiaro, le famiglie monoparentali in Italia sono circa un milione (dato Istat prima della pandemia). Famiglie che nell'86,4% dei casi sono composte da madri sole, e che spesso affrontano le maggiori difficoltà economiche. Come abbiamo avuto modo di raccontare, le famiglie con figli piccoli sono state le più colpite dalla crisi. Una tendenza che vale a maggior ragione per quelle con un solo genitore, generalmente dipendenti da un unico reddito e che, come emerso da alcune indagini, in diversi casi risultano anche meno inserite in reti sociali. (Isatat 2018)
La pandemia ha evidenziato la debolezza della categoria a cui appartengo e nonostante le parole, siamo state lasciate ai margini, ancora una volta, a trovare un appiglio, un nuovo modo di ricominciare.
Nella piccola cerchia delle mie amiche e conoscenti ho avvertito il peso del disastro economico causato dal COVID 19, tutte donne che si sono messe in gioco e hanno aperto una Partita Iva, tutte donne che sono rimaste senza lavoro e si sono dovute reinventare una professione. Donne che faticano a reinserirsi nel tessuto lavorativo perché non più giovanissime, perché madri e perché vantano, alle volte, un curriculum importante.
Tutte donne che con coraggio non si arrendono alle avversità, ma sono alla costante ricerca di soluzioni che possano dare dignità al loro essere e stare all’interno di una società malata, che ha in corpo un virus ben più devastante della pandemia, quello della superficialità!
Si festeggia la festa della donna - così viene chiamata in Italia - ma di quelle donne che ogni giorno si alzano, indossano il loro sorriso migliore e guardano con coraggio all’avvenire e non si lasciano abbattere, non ci si occupa.
È sicuramente più importante regalare una mimosa, sbraitare per una declinazione di una professione che dare dignità a tutte le donne che, nonostante tutto, non si arrendono e cercano una nuova via per una vita migliore.
Quando inizieremo a lascarci alle spalle stupide ipocrisie, litigi effimeri e cominceremo a rispettare le donne, gli uomini, partendo dalla loro capacità di amare, essere empatici, dalla loro professionalità? Considerandoli PERSONE?
“Questi pezzi di merda si basano sulla vostra voluta ignoranza, preparano strategie. Calcolano fino a che punto la faranno franca basandosi su di essa. …a che serve una Mercedes da 90.000 dollari, se non sola manca la benzina, ma le strade e le autostrade sono disastrate come quelle del terzo mondo? Roma brucia, e il problema non è chi ci ha portato a questo. Loro sono irrecuperabili. Il problema siamo noi, tutti noi, che non facciamo niente, che ci trastulliamo, che manovriamo per stare ai margini delle fiamme. Ti dirò che ci sono persone, là fuori che ogni giorno lottano perché le cose migliorino” (R. Redford 2007)
Io non riesco a smettere di chiedermi: cosa dobbiamo e possiamo fare?
Un mondo civile non lascerebbe ai margini questa categoria, ma la aiuterebbe a mantenere la dignità di essere una Persona.
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