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La giornalista riporta storie, intrise di delicatezza ed umanità, di braccianti marocchine, rumene ed italiane che vivono una realtà inaccettabile e comune fra loro. Sottopagate, vivono in dimore al limite delle condizioni igienico sanitarie, spesso sono abusate psicologicamente e sessualmente per poter mantenere il lavoro. Le donne, che hanno avuto il coraggio di rendere pubblica la loro condizione, attraverso denunce alle autorità o grazie alla voce di Stefania Prandi, hanno posto l’accento sulla parola DIGNITA’.
Si tratta di donne non scolarizzate, povere, consapevoli dei sacrifici e delle restrizioni a cui sono soggette, consapevoli del significato della parola dignitoso. Il reportage spazia fra la Spagna e l’Italia, le storie sono cariche di dolore, narrato con lucidità e timore allo stesso tempo. La reporter riesce attraverso interviste, spesso difficili, a mettere in luce un fenomeno aberrante che riguarda lo sfruttamento della manovalanza nei confronti delle donne. L’autrice pone l’accento sul tema che “non è sufficiente denunciare, come sembra suggerire il senso comune, perché il funzionamento della giustizia è condizionato da retaggi culturali arcaici, patriarcali, sessisti, garantisti nei confronti dell’aggressore” . Una delle narratrici della sua storia propone di smettere di comprare merce prodotta senza il rispetto dei diritti e della dignità di chi lavora.
E’ importante non smettere di denunciare queste situazioni, le leggi esistono per tutelare, bisogna impegnarsi a portare alla luce questo tipo di condizione, anche attraverso la stampa, in modo da svegliare le coscienze.
https://www.settenove.it/articoli/oro-rosso/344
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