|
|
Il male gaze è il modo in cui nell’arte – soprattutto visiva e letteraria – viene narrata la donna. La visione è prettamente maschile e la donna, indipendentemente dal personaggio che rappresenta, viene proposta come un oggetto per il piacere maschile. Deve essere attraente, bella, provocante ed evocare le fantasie maschili. Il quadro che ne esce è di un oggetto di piacere.
Jill Soloway ha sollevato la riflessione accendendo i riflettori sui personaggi femminili presenti nella produzione cinematografiche e televisiva dove il fenomeno del male gaze è palese. Basti citare – come esempio – la saga di James Bond. La figura femminile incarna l’idea stessa del fenomeno.
La Soloway è convinta che per parlare di female gaze non basta ribaltare la definizione, ovvero , “la rappresentazione di un mondo, e degli uomini, da un punto di vista femminile, presentando gli uomini come oggetti del piacere femminile”. Questo concetto non esalterebbe le qualità femminili più centrate nella narrazione del sentimento e dell’emozione.
Per poter parlare di female gaze è necessario porre delle basi differenti e queste basi, sempre secondo la Soloway sono:
Il terzo elemento contiene in sé la sfida di non limitarsi al linguaggio cinematografico, ma è una richiesta socio-politica di giustizia nel modo di fare arte. Alla luce di queste nuove prospettive è doveroso parlare di Female Gaze. Appare evidente che questo punto di vista sia differente da quello maschile ed è importante che venga sostenuto per arricchire, indistintamente uomini e donne.
COMMENTI