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Le vittime appartenevano alla minoranza di indigeni di etnia Tzotzil, affiliati ad un gruppo pacifista. Il loro nome è Las Abejas che in italiano significa “le api”.
L’origine della strage è da ricondurre al conflitto fra il governo messicano e gli zapatisti. Il governo messicano ha cercato di mettere tutto a tacere riconducendolo a un semplice conflitto etnico fra comunità.
Ma i famigliari delle vittime lo considerano tuttora una strategia governativa volta a scoraggiare le comunità filozapatiste, portandoli alla resa attraverso il terrore.
Rispetto alla strage c’è stato un processo le cui procedure sono oggetto di contestazione. I legali della parte lesa ritengono che la procedura giudiziaria e di polizia fosse altamente inadeguata, di conseguenza la comunità indigena continua a chiedere giustizia.
Fra le vittime di quella strage efferata c’è la famiglia di Guadalupe Vázquez Luna - Lupita che quel giorno ha perso entrambi i genitori e sei membri della sua famiglia, rimanendo orfana a 8 anni insieme al fratellino di pochi mesi.
Lupita con il tempo ha saputo trasformare il suo dolore in forza per chiedere a gran voce giustizia e il diritto del suo popolo di poter vivere dove è nato.
La lotta di Lupita è pacifica e con lei ci sono molte altre donne che vogliono conoscere la verità su quel maledetto giorno, ma soprattutto rivendicano il diritto di potersi muovere all’interno del proprio territorio liberamente.
Per rendere maggiormente incisiva la protesta ha deciso di attraversare l’oceano e di arrivare in Europa a giugno, ripercorrendo a ritroso il tragitto effettuato dai conquistatori delle Americhe. Il suo obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che quel territorio – ora rivendicato dal governo messicano – un tempo apparteneva agli indios.
link per approfondire
https://www.internazionale.it/video/2021/04/28/lupita-nativi-chiapas
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