|
|
L’attuale cultura sembra essersi costruita sull’antica storia che la donna è nata dalla costola di Adamo per cui, per poter trovare una sua posizione all’interno della società, debba costruire la propria identità attraverso il “no”. Ovvero io non sono “un uomo”, “non sono maschilista” “non ho un pene” etc.. Atteggiamento che mi porta con la mente al desiderio di affermazione del bambino di due anni che per sentirsi separato dal genitore attraversa quella temibile fase del “no” davanti a qualsiasi manifestazione dell’adulto. Allo stesso modo la donna – per essere tale – ha come soluzione l’opposizione al maschile.
Molte donne hanno adottato questo sistema per sentirsi, percepirsi e aggiudicarsi un ruolo all’interno della società. Io non sono certa che questa sia la strada percorribile. Non riesco ad identificarmi attraverso un’opposizione, mi sento donna e basta!
Mi dispiace che le donne siano, spesso, le più spietate con i giudizi rispetto alle loro sorelle. Viviamo in una società dove il litigio, la mortificazione sono un mezzo per primeggiare e farsi notare.
Sarò anacronistica, ma io non riesco a rispecchiarmi in questa modalità.
Nella ricerca delle mie radici profonde, dell’autenticità femminile ho percorso molte strade, alcune mi hanno insegnato qualcosa, mi hanno permesso di riconoscere delle caratteristiche che mi appartenevano ed altre le sentivo lontane da me, per cui le ho sperimentate per comprendere se si potessero adattare mio abito.
La cultura moderna è passata ad un modello di pensiero maschilista, perdendo le origini del femminile. Ora le donne che – come me – non si identificano in questo modello devono necessariamente trovarne uno che rispetti le radici puramente femminili.
Io non mi identifico nel non essere, ma nell’essere. Io non esisto in contrapposizione ad un modello maschile – che non mi appartiene – ma esisto nella mia capacità di sentirmi donna e tutto ciò non deve necessariamente creare fratture e lotte.
Io mi sento donna perché:
Io mi sento donna, e il percorso che ho intrapreso in tutti i miei anni è stato proprio quello di ritornare alle mie origini a ciò che viene identificato con il sacro femminile che non ammette urla, ma pretende il rispetto di una propria identità che non necessariamente si contrappone al maschile. Un maschile che – se adeguatamente rispettato – sarà naturalmente incline al rispetto di ciò che ci rende differenti e vorrà integrarlo piuttosto che sopprimerlo o sottometterlo e non saranno le urla a permettere tutto ciò.
Non è colui che strilla più forte che necessariamente detiene la ragione, anzi, spesso accade che sia solo la prepotenza che governa e non il desiderio di trovare una via percorribile insieme.
Molte donne sono state massacrate nei secoli scorsi, semplicemente perché non rispettavano le “regole” stabilite da uomini – o meglio persone – prepotenti e ciò è potuto accadere perché si faceva leva sulla paura. La paura è il sentimento che ci paralizza e lascia emergere il peggio di ciascuna razza.
Molte donne vengono ancora barbaramente uccise per ideali religiosi, per costumi ed abitudini assurdi, sempre centrati sulla paura e l’ignoranza. È tempo di cercare nuove alleanze con tutte le persone che hanno come obiettivo finale la crescita e non la sopraffazione dell’altro.
Quindi cosa aspettiamo a ripercorre la nostra strada, essere fiere della nostra identità e permettere anche agli uomini di comprendere che anche loro posso riprendere in mano la loro e ripartire integrando le nostre meravigliose attitudini piuttosto che farci la guerra?
Io sono pronta e molte altre persone non si identificano più in questi modelli, quindi perché non diamo vita a una bellissima onda, un cerchio dove tutti possiamo danzare insieme godendo dell’incanto della danza?
Vi esorto a redigere la vostra lista che vi sa sentire donna, rileggetela, appendetela in uno posto che vi permetta di leggerla all’infinito. Modificatela, correggetela finché la sentirete vostra e – soprattutto – non permettete a nessuno di affermare che per essere sé stesse sia necessario “non essere” qualcosa!
Foto di Engin Akyurt by Pixabay
COMMENTI