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“Non bisogna perdersi d’animo. Tutto si somma. Restate collegate e costruite un mondo nuovo. Aprite le mani ad altre donne” (Isabel Allende, 18 novembre 2020)
Isabel Allende si definisce femminista per nascita. Appassionata narratrice di storie di donne intrepide e coraggiose, fondatrice di un’associazione che da anni è dedita all’aiuto di donne in difficoltà.
La sua nazione, il Cile, nello scorso ottobre ha votato per una nuova costituzione che sarà redatta, per la prima volta nei paesi sudamericani, da un pari numero di donne e uomini appartenenti a tutte le etnie.
Il fenomeno di presa di coscienza è trasversale e sta coinvolgendo il mondo intero, unito dagli stessi obiettivi: l’eliminazione della violenza sulle donne e delle loro discriminazioni, nonché il riconoscimento della parità di genere.
Tante associazioni e gruppi di femministe chiedono ogni giorno giustizia, equità e rispetto, manifestando nelle piazze fisiche e virtuali, comunicando attraverso i social.
Tutto ciò accade grazie alle femministe che nei lontani anni 60/70 hanno dato un importante impulso a questa battaglia.
Il lavoro è ancora lungo, ma non ci si può arrendere.
Le coscienze si sono svegliate. Le donne non sono più disposte a subire gli attacchi di una società maschilista.
Dobbiamo opporci alla “vittimizzazione secondaria” delle donne, spesso perpetuata dei media, quando si parla di violenza domestica, di fenomeni di “revenge porn” o di femminicidi.
Dobbiamo contrastare la mancanza di donne ai vertici di cariche importanti, in ambito politico, organizzativo, aziendale.
Dobbiamo rivendicare la parità salariale, salvaguardare il lavoro femminile e favorire l’imprenditorialità delle donne.
Andiamo avanti e restiamo unite per un mondo migliore.
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