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Lo spunto per la stesura del libro è nato dalla preparazione della sua tesi in musicologia. Durante la ricerca di direttori d’orchestra sinfonica ha notato che vi era solo una donna ad occuparne la posizione.
Incuriosita, ha iniziato una lunga ricerca sul numero di direttrici d’orchestra presenti sul territorio italiano e sul numero di donne iscritte alla scuola per direttrici d’orchestra.
I dati ricavati hanno messo in evidenza che vi erano poche donne e poco considerate.
Una delle tesi ipotizzate è stata che forse l’esiguo numero fosse dovuto a retaggi culturali che declinano la professione di direttore d’orchestra solo al maschile.
“I requisiti per dirigere si identificano con caratteri creduti solo maschili, come capacità di leadership, competenza, dedizione allo studio, autorevolezza: sono caratteristiche che siamo abituati a mettere nella casella “maschio”, ma in realtà certi maschi non le hanno e certe donne sì. Semplicemente non dipendono dal sesso” sostiene Ilaria Giani.
Le direttrici d’orchestra vorrebbero essere scelte per le loro competenze e in base a un criterio meritocratico. Di conseguenza vedono con favore le “blind audition”, ovvero le audizioni celate da un pannello che impedisce di vedere la candidata. È stato infatti riscontrato che per le donne le opportunità di essere assunte salgono del 25%.
“Le differenze sono nelle orecchie di chi ascolta e che è guidato più dai luoghi comuni che non da ciò che effettivamente sente. Tali pregiudizi non sono necessariamente consapevoli, anzi la loro forza sta nel fatto che non ci accorgiamo di quanto ci influenzano” , afferma Ilaria Giani.
Le “quote rosa” sono necessarie per colmare la differenza nei ruoli di comando, ma l'obiettivo deve essere farne a meno prima possibile, anche in ambito orchestrale.
Il nostro Paese dovrà compiere parecchi passi prima di tenere il passo con altre nazioni europee, ma confidiamo in un lento e costante miglioramento.
foto di Beatrice Venezi - Il Piccolo Trieste
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